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Journal Article

Citation

Santacroce R. Epidemiol. Prev. 2018; 42(3-4): 198-199.

Vernacular Title

Il modello islandese di prevenzione per le condotte a rischio in adolescenza: un intervento da imitare?

Affiliation

Dipartimento di neuroscienze, imaging e scienze cliniche, Università degli Studi "G. d'Annunzio", Chieti. rita.santacroce82@gmail.com.

Copyright

(Copyright © 2018, Cooperativa Epidemiologia E Prevenzione)

DOI

10.19191/EP18.3-4.P198.060

PMID

30066516

Abstract

Nel 1999, secondo i dati del sondaggio ESPAD (European School Survey Project on Alcohol and Other Drugs), il 25% degli studenti islandesi fra i 15 e i 16 anni fumava sigarette, il 19% si era ubriacato 10 o più volte nel corso dell’anno e il 16% aveva sperimentato almeno una sostanza illecita.1 Di contro, nell’ultimo report “Health at a Glance” sui Paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), i quindicenni islandesi si sono collocati ultimi per consumo settimanale di tabacco (3% vs. Italia 21%) e per episodi di ubriachezza (6% vs. Italia 16,5%).2 A partire dalla fine degli anni Novanta, alla luce dei preoccupanti risultati inerenti ai comportamenti a rischio fra gli adolescenti, l’Islanda aveva introdotto l’innovativo progetto “Youth in Iceland”, volto a rivoluzionare le strategie di prevenzione nell’ambito dell’abuso di sostanze. Il programma era basato sulle osservazioni dello psicologo statunitense Harvey Milkman, che correlavano l’uso di psicotropici ai livelli di stress e ansia, considerandolo quindi un tentativo maladattivo di coping.3 Lo studioso aveva, inoltre, osservato una minore incidenza di comportamenti a rischio fra quanti praticavano attività sportive e/o artistico-musicali oppure avevano un migliore rapporto con i familiari.
Il progetto, avviato nel 1997, si compose di una serie di modifiche normative, quali il divieto di vendita di alcolici e sigarette ai minori di 20 e 18 anni, rispettivamente, il divieto di pubblicizzare questi prodotti e il coprifuoco invernale alle 22 ed estivo alle 24 per i 13-16enni. Inoltre, “Youth in Iceland” si rivolse a scuole e genitori, investendoli di un ruolo di primo piano nel percorso preventivo, secondo il concetto di approccio community-based.4 Le istituzioni scolastiche ricevettero finanziamenti per istituire attività sportive e artistiche extracurriculari e le famiglie furono incentivate economicamente per consentire ai figli di svolgere corsi e sport nelle ore pomeridiane. I genitori furono, inoltre, invitati a organizzare e sottoscrivere una sorta di “contratto”, nel quale si impegnavano a supervisionare le azioni dei figli e incrementare sia la quantità sia la qualità del cosiddetto family time.5 Favorito da aspetti culturali peculiari e dalla popolazione islandese numericamente ridotta, “Youth in Iceland” pare aver ottenuto un notevole successo, essendo stato seguito da un importante decremento del consumo di bevande alcoliche, tabacco e sostanze d’abuso dal 1997 al 2014. Secondo ripetute cross-sectional survey sulla popolazione scolastica, il fumo di sigarette quotidiano è, infatti, sceso dal 17% registrato nel 1997 all’1,6% del 2014, così come gli episodi di ubriachezza nel mese precedente all’indagine, che nel 1997 interessavano il 29,6% del campione, nel 2014 ne coinvolgevano solo il 3,6%.6 Elemento chiave di tali risultati appare il coinvolgimento delle famiglie, delle comunità locali e delle istituzioni scolastiche nella costituzione di un network di supporto e motivazionale sia per i genitori sia per i figli, incoraggiati anche dalla presentazione annuale del raggiungimento degli obiettivi prefissati offerta in ogni area del Paese.4 Le variabili protettive, infatti, quali la conoscenza degli amici dei figli da parte dei genitori o la partecipazione degli adolescenti ad attività sportive organizzate, hanno dimostrato un incremento nella finestra dello studio, suggerendo un’efficacia del programma nel determinare effetti positivi sulle condotte a rischio.6 È, comunque, necessario considerare con cautela la relazione fra l’intervento di prevenzione primaria e gli outcome riportati, dal momento che il nesso causale non è ancora solidamente stabilito, non essendo disponibili serie temporali precedenti all’introduzione di “Youth in Iceland” su cui applicare modelli di serie temporali interrotte...


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